Natural City - Tragedia d'amore nell'invisibile futuro

MINI SCHEDA FILM

Titolo: Natural City
Anno: 2003
Produzione: South Korea
Regia: Byung-chun Min


  "La gente racconta che qui, una volta, c'erano le statue di due divinità. Ma durante la guerra, una venne distrutta dai bombardamenti. Da quel giorno i fiori sparirono dalla città. E' per questo che io li ho piantati qui, sul tetto di questo palazzo in rovina."


 "A Erre piace la musica... A Erre piace la pioggia... A Erre piace fumare... Erre occupa la maggior parte della memoria di Ria.". Bastererebbero queste frasi a far comprendere la semplice e struggente poesia di Natural City, colossal sci-fi coreano. Considerando, soprattutto, che chi le pronuncia è una ballerina cyborg vicina alla "scadenza". Sta per morire, insomma. E Erre, poliziotto delle forze speciali, un tempo il migliore, ora  ridotto a un'ombra di se stesso, sembra non poter far altro che restare in ascolto. E' ormai ridotto a una caricatura d'uomo, meschino e depresso, nel disperato tentativo di salvarle la "vita". Perchè Ria è la donna che lui ama.


  L'anno è il 2080. Le città sono enormi agglomerati urbani a più strati, sono soffocanti, sporche nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante. I cyborg sono una normalità, ma anche un problema. Esiston squadre speciali di poliziotti per contrastare i cyborg da combatimento. 
 Se questo scenario ci è familiare, è perchè l'opera coreana non fa assolutamente nulla per nascondere di essere un film platealmente ispirato a Blade Runner e al cyberpunk più classico. Vuole essere ambientato nello stesso universo, proponendo quasi una storia similare.

 Ma in realtà, tutto questo è solo uno sfondo. Centrale, in tutta la vicenda, è il disperato amore tra Erre e la ballerina Ria. Le guerre, gli intrighi, la violenza, sembran non interessare minimamente il poliziotto Erre, che è ormai preda della più nera disperazione. A lui interessa solo e soltanto trovare il modo di salvare Ria, che da lì a pochi giorni si spegnerà per sempre. Che ormai sia ridotto a una macchietta, a un povero relitto in balìa delle meree, che ormai si sia ridotto a vendere al mercato nero chip estratti dai cyborg abbattuti durante le missioni, che la sua amicizia col capitano Noma sia pressochè distrutta, son tutti elementi che gli scivolano addosso. E spettatrice di questa tragedia è solo Cyon, una giovane prostituta che legge il futuro tramite le bacchette.


 Il film ci presenta dei personaggi quasi stupidi, soprattutto Ria ed Erre. Lui, come già detto, era uno dei migliori poliziotti delle forze speciali anti-cyborg, addestrato a combattere individui molto più forti di un normale essere umano. E difatti, in una sequenza d'azione a inizio film, lo vediamo agire con grande bravura nell'affrontare la Cypher( l'antagonista malvagio)per la prima volta. Risulta quindi assolutamente incomprensibile, di primo acchito, il suo atteggiamento da vera testa di cazzo. Inoltre, presto, scopriamo anche essere meschino e insensibile, anche di fronte a un compagno ferito a morte o all'idea di dover usare una donna umana per poter salvare la sua amata ballerina. 
 Eppure, quando lo vediamo ingenuamente felice, sotto la pioggia, mentre lega una cavigliera a Ria, come fosse un bambino che gioca con l'acqua, risulta impossibile non comprendere. In fondo, l'amore è davvero accecante. Noi non possiamo scegliere chi amare. Nemmeno lui. E si è innamorato di un cyborg. Lo ha accettato, ma ora tutto il peso delle conseguenze lo sta schiacciando, rendendolo da un lato depresso e intontito, dall'altro spingendolo ad agire come un animale in trappola. E come una bestia senza vie d'uscita attaccherebbe un aggressore molto più grosso di lui, anche Erre si imbarca in eventi molto più grandi delle sue possibilità, che potrebbero dargli quella felicità che sà star per svanire, ma potrebbero definitivamente distruggerlo. Solo alla fine, scoprendo di esser stato usato da Cypher, e dinnanzi all'evidenza di non poter più fare nulla per salvare Ria, riuscirà a riscattarsi, riprendendosi il ruolo di eroe che avrebbe dovuto assumere fin dall'inizio del film, riprendendosi l'amicizia con Noma e salvare la giovane Cyon, oltre che l'intera città. E morendo da solo, lontano dal suo amore. Ma donando la vita alla giovane prostituta alla quale lui stesso ha rischiato di toglierla.



 Ria, in tutto questo, sembra giocare un ruolo terribilmente marginale. Quasi davvero quanto la "bambolina" che molti la definiscono. Ma in fondo lei è nata da poco, e programmata per essere una ballerina. Lei doveva solo ballare. La vita vera l'ha iniziata certamente a conoscere solo con Erre. E come una bambina che si affaccia al mondo, agisce con grande ingenuità e semplicità d'animo. Ma è anche una donna adulta, dotata di intelligenza, per quanto artificiale. Quindi non è una sprovveduta. E' solo che deve combattere contro la sua programmazione, e soprattutto contro la consapevolezza del suo spegnimento imminente, oltre che con i malfunzionamenti che la vicina data di scadenza provoca. Non è un caso che sia terribilmente affezionata a un piccolo aggeggio elettronico, una sorta di Tamagochi vegetale, con cui si prodiga di accudire e far crescere una pianta virtuale. In una città dove i fiori non crescono più, è quanto di più vicino al concetto di vita lei possa anelare. "Dì un po'"-le chiede crudelmente una piccata Cyon-"ma tu lo sai cos'è la vita?". Scopriremo, alla fine, che lo sapeva eccome, nel momento in cui, consapevole che Erre non avrebbe più fatto ritorno, si estrae da sola il chip, di fatto, suicidandosi. Ma riuscendo nel difficile compito di far sbocciare il raro  fiore virtuale che Erre aveva scelto per lei. Un fiore il cui significato è "bel ricordo", come se Erre sapesse fin dall'inizio, nel profondo del suo animo, che non l'avrebbe mai salvata. Emblematica la scena del ballo sommerso. Lei era ballerina. Da quando sta con Erre non ha più ballato. E se prima lo faceva perchè era programmata per farlo, ora è lei che ha scelto di voler ballare un'altra volta. Perchè a lei piace ballare. Un piccolo, ma meraviglioso passo verso una crescita spirituale. 




 Cyon, la giovane prostituta, ha un ruolo centrale in tutta la vicenda. Lei è l'umana che Erre deve trovare, in quanto possiede un DNA compatibile con quello di Ria, e quindi si potrebbe riuscire a trasferire i neuroni nel nuovo corpo. O, almeno, questo è quello che il Dottor Gyro ha fatto credere a Erre. La realtà è che Cyon è compatibile col DNA dello stesso Gyro, che già si era trasferito i neuroni in Cypher, il cyborg da combattimento che sta mettendo a ferro e fuoco la città. Questa giovane, giovanissima prostituta, quindi, è l'elemento attorno a cui ruotano tutti gli altri. E' lei il perno centrale, il nucleo che lega gli eventi di tutto il film. Sprezzante e convinta di esser più grande della sua età, si trova ad affrontare una crescita violenta e deflagrante. Il suo primo incontro con Erre, dopotutto, avviene tramite una strana predizione delle sue bacchette, che l'avvisavano di un incontro che era stato predestinato.  Quando Erre le confessa il motivo dei suoi tentativi di rapimento le dice, seppur con gentilezza:"Mi serviva il tuo corpo...volevo salvare la mia Ria. Daltronde, il tuo lavoro è vendere il corpo, no?". Una tremenda verità, che enfatizza la maturazione di Cyon, che già aveva compreso che la vita non è un gioco, dopo la scena della violenza subita da un cliente. Prima lei si prostituiva con leggerezza, davvero come fosse un gioco...lei è, di fatto, l'unica spettatrice della tragica storia d'amore che ha legato fino all'ultimo un poliziotto caduto e una ballerina cyborg.
All'inizio del film scopriamo che suo padre era innamorato di un cyborg, e che ha voluto esser seppellito con esso. Alla domanda di come fosse possibile amare una bambola, la sua "tutrice" le risponde con una semplice, semplicissima verità:"I sentimenti vanno al di là di ogni comprensione, cara la mia ragazzina. Tu non puoi capire...rispetta le ultime volontà di tuo padre". Erre e Ria le hanno dimostrato fino a dove i sentimenti posson far arrivare le persone, sia nel bene che nel male. Può quindi, finalmente, capire anche suo padre...

 Ed è lei che, alla fine, seppellisce il chip di Ria e la foto con Erre, in un' ultima, toccante scena sulla cima di un palazzo, unico posto in tutta la città in cui i fiori continuano a crescere...


 La pellicola di Byung-chun Min si presenta fin da subito con magnificenza. Gli effetti visivi sono straordinari, la fotografia rende tutto splendido da vedere, soprattutto le meravigliose vedute aeree della gigantesca città. La scelta dei colori è assolutamente inattaccabile. Le scene di azione sono molto, molto efficaci, molto fisiche, e prive di quelle esagerazioni a cui ormai siamo abituati sia dal cinema orientale, sia dai fracassoni film occidentali, da Matrix in poi. Come spesso accade, insomma, nel cinema orientale gli effetti speciali son principalmente utilizzati in funzione del film, e non vogliono prender il sopravvento diventandone la principale attrattiva. 

 I riferimenti ai mostri sacri del genere non si limitano a dichiarazioni un po' spaccone come l'opinabile "Finisce l'era di Blade Runner. Inizia l'era di Natural City",  dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano e servon solo per fare rumore. Il film è pieno di rimandi alla pellicola di Ridley Scott, sia nella resa dell'opprimente città futuristica, sia, soprattutto, in scelte visive spesso molto simili. Anche elementi più allegorici, come la gigantesca nave sulla quale Erre e Ria vorrebbero imbarcarsi per fuggire dal mondo crudele, lasciandosi tutto alle spalle, è pressochè identica, concettualmente, a quella onnipresente di Blade Runner, carica delle sue promesse e delle sue speranze che quasi sempre, però, sono solo fittizie e impossibili, dei miraggi di serenità nel deserto tumultuoso della miseria umana in cui viviamo.





La regia e la narrazione son senza dubbio figlie di quell'oriente fatto di tempi espansi, silenzi e passaggi quasi statici e a tratti minimalisti. Che potrebbero, in alcune occasioni, quasi stridere con la ricchezza delle immagini, sempre molto ricercate e mai fini a loro stesse. Non è sempre facile riuscire a digerire queste scelte, ma è indubbio che Natural City riesca a non far pesare, il più delle volte, passaggi come la parte finale, dove tutto avviene in non più di un quarto d'ora, ma nel film ne passan quasi tre. 45 minuti per raccontarne 15 potrebbero sembrare esagerati, e forse lo sono, ma la regia sempre attenta riesce a farli passare con il fiato sospeso. Assolutamente da segnalare la magnifica colonna sonora, composta da Jae-jin Lee, capace di toccare il cuore nel profondo sia tramite il main theme, che attraverso alcune semplici melodie al piano.  Le esagerazioni emotive di alcune scene, poi, servon semplicemente a rafforzare l'idea che è il dramma che Erre sta vivendo il vero fulcro della storia. Immagino che non sia facilmente digeribile da tutti, abituati come siamo a ritmi fin troppo incalzanti, ma in fondo sono scelte che quasi tutti coloro che amano le produzioni orientali ormai consocono e, anzi, apprezzano. Come in molti manga e anime, ad esempio, spesso capita che l'ambientazione e il genere di racconto, siano solo una cornice alle vicende umane dei protagonisti. Il cyberpunk non viene, quindi, utilizzato solo per mostrare al pubblico un mondo sci-fi, ma anche e soprattutto per metter in evidenza la forza dei sentimenti, capaci di trascendere le barriere del fisico.


 Anche quando, quei sentimenti, sono destinati a non sopravvivere. Erre e Ria, alla fine, non compiono il loro viaggio. Non vivono per sempre felici e contenti. Muoiono da soli, lontani l'uno dall'altra. Ma hanno permesso ad altri di maturare, e, quindi, di conseguenza, hanno permesso ai sentimenti di trovare posto in una giovane donna che credeva di dover vivere una vita vuota. In un certo senso, hanno donato la vita a una persona.

   


"La gente racconta che qui, una volta, c'erano le statue di due divinità. Trasportavano in Paradiso le anime di quelli che morivano in solitudine...volando su tappeto di fiori."


LINK:
Natural City - IMDB 
Byung-chun Min( Director) - IMDB 
Main Theme - Youtube







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